Trascina il mio corpo sulla sabbia della battaglia,
mischiami tra la polvere arcobaleno,
cosciente che son già in stato immortale.
Ingoia il ferro che ti annacqua la lingua
prima che ti raggiunga il cervello.
Abbracciami.
Raffredda la tua pelle lucida e bollente
sulle mie braccia opache e gelide,
scava con le tue labbra salde
dentro le mie tempie piene.
Sussurra.
Sussurra perché il pubblico non capisca,
perché i perdenti non lo vengano a sapere,
perché il Re non può sentirti dall’alto del suo trono.
Sussurri perché ti vergogni di non aver rispettato il tempo,
il tempo della mietitura dei pensieri dolci
– li hai strappati con la polpa ancora acerba
e la buccia dura.
Ed è così che si prospetta la fine.
La fine che hai mandato ad aprire,
come l’inizio che hai mandato a chiudere,
come quella testa che hai mandato a rotolare
sulla scalinata di marmo
che mi appartiene.