Terra stralciata.
Giarrettiera di mani su una ferita di spine,
pupille che puntano l’osso,
l’estasi è la distanza tra le due labbra,
nel mezzo l’aria esalata.
Non crederò al tuo martirio fino alle falangi,
fino all’anello egiziano,
fino alla conoscenza che non ho mai ottenuto,
fino alle stupende promesse che non ti ho mai concesso
di farmi.
Quando non ti chiesi gli occhi chiusi di una città,
ti chiesi di riempire la conchiglia fino ai bordi,
di memento mori succhiati da bocche avide,
scovati nei padiglioni, fuori l’oscurità.
Queste rotaie che mi getteranno sugli anelli papali,
sulle mattine refrattarie e purificate,
ti chiamerò una volta e scoppierò a piangere,
Non ti chiamerò mai.