In una notte ci fu il giorno.
Era quella notte in cui non avevo più paura, in cui il tempo era sempre poco.
Era giorno e le paline giocavano con i numeri mentre io mi portavo lo zaino su un fianco.
Per gli sguardi di una zingara che mi bucavano la borsa, la proteggevo con le mani.
E leggevo i ritorni alla terra, dei vigneti e delle capre.
Avevo disdegnato i miei dittatori quando mi ordinavano di essere libera.
Volevo i boschi, volevo l’autocrazia della foglia morta,
che raggiungendo il suolo crea la sua tomba.
E non immaginavo ci fossero campi da battaglia ancora in vita;
si svelò una calamita che attirava ogni ago del mio epidermide.
Una rinuncia e uno zaino da qualche moneta.
E tutto diventò una cornice senza tela.